CAMPI BOE

29.05.2012 17:02

Si moltiplicano lungo la costa le aree attrezzate con boe e gavitelli una interessante alternativa allo scalo in porto che però rischia di limitare i pochi spazi liberi per l’ancoraggio

CAMPI BOE ALLA RIBALTA
di FABRIZIO COCCIA



TRA LA SOSTA IN UN MARINA e l’ancoraggio in rada, per il velista che cerca un riparo dove fermarsi vicino la costa, ci sarebbe un’altra valida soluzione:l’ormeggio al gavitello.
Una “terza via” che pur non offrendo il grado di protezione e comoditàdi un approdo in banchina,non espone ai cedimenti dell’ancora,evita gli imprevisti dei giri di ruota, consente di raggiungere facilmente la riva, di avere sufficiente privacy e pagare prezzi contenuti. Gavitelli e campi boe, infatti, sono largamente diffusi all’estero, ma lungo le nostre coste stentano a decollare.
Da qualche anno però si sta assistendo anche in Italia a una rivaluzione di questo tipo di ormeggio.
A cominciare dalle aree marine protette, dove boe e gavitelli sono espressamente previsti dalla norme per salvaguardare l’integrità dei fondali. Ma campi boe dedicati a natanti e imbarcazioni sono sempre più incentivati da Comuni e Regioni in cui la cronica mancanza di posti barca spinge a trovare rimedi alternativi, rapidi e pratici,per fronteggiare la pressione dei diportisti e anche da nuove norme di legge. I campi boe del resto presentano molti vantaggi.
Prima di tutto ambientali. Evitano infatti alle imbarcazioni di arare i fondali con le ancore, preservando quelli particolarmente delicati ricoperti dalle preziose praterie di Posidonia.
I modelli di gavitello più evoluti,poi, non utilizzano come sistemi di ancoraggio sul fondo ingombranti corpi morti di cemento o pesanti catenarie, ma tecniche evolute che minimizzano i danni all’ecosistema, come la Halas (cunei di acciaio cementati sul fondo con resine epossidiche) o la Manta Ray (speciali ancore autoaggrappanti intubate nel fondo marino).


Ma soprattutto, questi sistemi di boe non occupano il territorio costiero, non comportano ingombranti strutture fisse e si possono installare, in genere, con procedure burocratiche che non implicano complesse autorizzazioni.
Sul piano della sicurezza,infine, l’ormeggio al gavitello consente di disciplinare l’afflusso delle barche, rendendolo meno caotico nelle zone più affollate e più sicuro, evitando il rischio di arare anche in presenza di rotazioni o colpi di vento.
Non a caso sia in Francia che in Corsica la diffusione dei campi boe da anni fa parte di una strategia che accompagna costantemente lo sviluppo della portualità turistica. Basti dire che nella sola isola che ha dato i natali a Napoleone ci sono oltre 6.000 ormeggi disponibili su pendille situati all’esterno dei porti o nelle rade che si susseguono lungo il litorale.
Tutti ormeggi, naturalmente, a costi concorrenziali rispetto ai marina. Per una barca lunga dieci metri, per esempio, a Osani, vicino ad Ajaccio in Corsica si paga una tariffa che varia dai 14 ai 22 euro a notte, in base alla stagione. E la sosta in boa è gestita con servizi efficienti, con personale che spesso aiuta nelle operazioni di ormeggio e ritira i rifiuti di bordo.
In Italia, invece, la possibilità di trovare questa opportunità al di fuori di un porto non è molto frequente.


L’Osservatorio Nautico Nazionale, organismo che annualmente fotografa la situazione del settore legato al turismo dell’acqua e della nautica, nel suo Rapporto del 2009 su oltre 147.000 posti barca censiti lungo il nostro litorale, ne stima appena l’uno per cento (1.400) disposti in rade o spiagge attrezzate. Di questi, poi, la maggior parte sono concentrati nelle regioni Toscana, Calabria, Sicilia e Liguria.
È vero, però, che il numero dei campi boe può sfuggire facilmente alle statistiche ufficiali.
Spesso queste strutture hanno carattere di stagionalità, sono composte da pochi gavitelli e in molti casi accessibili solo a natanti con basso pescaggio. Nel solo golfo toscano di Baratti,per esempio, tra i primi luoghi a ospitare dei campi boe fin dall’inizio degli Anni Settanta,attualmente sono disponibili centinaia di gavitelli gestiti da diversi operatori in grado di accogliere natanti e imbarcazioni.
In alcuni casi sono forniti pure utili servizi, come il trasporto delle persone dalla barca a terra (e viceversa), il ritiro dei rifiuti e anche la fornitura dell’acqua dolce a bordo, che avviene con lunghe manichette che vengono srotolate dalle banchine.
Ma, come si diceva all’inizio,è nelle riserve marine che l’offerta di campi boe e gavitelli negli ultimi anni si è moltiplicata.
Merito delle oggettive caratteristiche eco-compatibili di questo tipo di ormeggio, ma anche di provvedimenti come il “Protocollo Tecnico sulla nautica sostenibile nelle Aree marine protette”,sottoscritto nel 2007 dal ministero dei Trasporti e quello dell’Ambiente insieme all’Ucina (in rappresentanza delle industrie nautiche) e alle principali associazioni ambientaliste.
In questo testo, che gradualmente sta per essere recepito da tutti i regolamenti delle riserve marine, è previsto infatti che laddove (zone B e C) per tutelare i fondali più delicati non è consentito l’ancoraggio alle unità da diporto, in alternativa devono essere realizzati appositi campi ormeggio.
E sono molte le riserve marine che già si sono attivate in questo senso. Nell’area marina protetta del Plemmirio, poco a Sud di Siracusa, per esempio, cento boe offrono attualmente possibilità di ormeggio ad altrettante imbarcazioni o a 400 natanti (ogni gavitello può accoglierne fino a quattro).La stessa possibilità è offerta anche nella suggestiva isola dell’Asinara in Sardegna, dove ci si può ormeggiare a 59 gavitelli (ai quali presto se ne aggiungeranno un’altra decina). Ma campi ormeggio sono disponibili anche alle isole Egadi, a Ustica, a Tavolara, a Portofino, alle Cinque Terre, etc.
Un proliferare di nuovi ormeggi che non può non fare piacere a chi naviga. Ma sui quali è necessario vigilare per evitare il rischio che una interessante opportunità si trasformi nell’ennesimo boomerang per il diportista.
Il primo pericolo di una diffusione disordinata dei campi boe o di gestioni incontrollate è quello di una possibile lievitazione dei costi di ormeggio e di una tendenza all’accaparramento dell’utente migliore, ovvero quello con la barca più grande.
Si è visto che i gavitelli hanno costi limitati, sia di installazione che di gestione. Il loro utilizzo deve quindi comportare tariffe basse, realmente alternative ai marina, posti riservati al transito e, possibilmente, prevedere come avviene Oltralpe, periodi di gratuità al di fuori dei mesi estivi. Una strategia volta a contenere i picchi estivi e incentivare la navigazione tutto l’anno.
Sarebbe bene poi conservare a questo approdo le caratteristiche di praticità ed essenzialità.
A un ormeggio di questo tipo il velista richiede principalmente sicurezza, ovvero affidabilità di tenuta, che poi è il motivo per cui lo dovrebbe preferire all’ancoraggio.Servizi aggiuntivi come la prenotazione telematica,la lavanderia, la telesorveglianza o il catering a bordo, come proposti in alcuni casi, rischiano di snaturarlo, comportando gestioni complesse e tariffe esose.
Il problema è che in questo modo si ripropone una visione “alberghiera” del diporto, adottata da molti marina, che di fatto espelle la cosiddetta nautica minore.Infine, anche per i campi ormeggio, così come per tutte le strutture che vanno a occupare beni pubblici strategici come la costa e il mare è buona regola non esagerare. Di ridossi, baie protette e spazi dove ancorare in sicurezza, le nostre coste non ne offrono poi così tanti.Invaderli con recinti di boe potrebbe anziché risolvere i problemi della carenza di ormeggio,creare un problema di reperibilità di spazi liberi dove dare fondo all’ancora senza bisogno di permessi o ricevute.
Un’insidia, quella della prolificazione dei campi boe, di cui si stanno rendendo conto sia in Corsica che in Francia, dove dalla Girolata (interamente occupata da gavitelli) al Golfo di Morbihan (invaso da campi boe per 7.000 ormeggi) la diffusione dei corps-mort ha reso l’approdo libero una difficile e affollata conquista. Tanto che stanno nascendo dei portolani ad hoc dedicati alle poche rade ancora gratuite.


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